Perdita con un call-warrant
L’emittente ha spiegato al cliente che la quotazione dell’azione della società X. SA chiaramente non aveva raggiunto il prezzo di esercizio alla data di scadenza del call-warrant, per cui esso era scaduto senza valore. Infatti, la società X. SA aveva effettivamente emesso nuove azioni durante la durata del call-warrant. Tuttavia, queste erano state piazzate direttamente sul mercato. Agli azionisti esistenti non era stato concesso alcun diritto di sottoscrizione. Pertanto, i termini del call-warrant non hanno dovuto essere adattati. Altrimenti, i detentori dei call-warrants sarebbero stati favoriti rispetto agli azionisti, il che non sarebbe stato corretto. Sempre secondo l’emittente, il prezzo d’esercizio non era stato raggiunto a causa delle condizioni di mercato, le quali sono regolarmente influenzate da diversi fattori. I rischi di mercato devono di solito essere sopportati dagli investitori, i quali approfittano in cambio dell’aumento delle quotazioni quando le condizioni di mercato sono favorevoli.
Il cliente ha quindi sottoposto il caso all’Ombudsman. Egli sosteneva che, in quanto acquirente dei call-warrants, aveva accettato i termini contrattuali stilati dall’emittente che imponevano a quest’ultimo di adeguare il prezzo di esercizio nella situazione descritta. Il cliente ha omesso di allegare questi termini alla sua richiesta di mediazione. Egli non ne ha neppure descritto gli elementi salienti. L’Ombudsman ha spiegato al cliente che considerava la posizione dell’emittente comprensibile e concludente. A suo parere, non c’erano argomenti convincenti per considerare che, nel caso specifico, l’emittente avrebbe dovuto adeguare i termini del call-warrant. Poiché non è stato possibile individuare un comportamento scorretto da parte dell’emittente, eventuali tentativi di mediazione sono apparsi vani. L’Ombudsman ha chiuso il caso comunicando un parere in questo senso.