Danni dopo la scissione di una valuta criptata
A seguito di controversie tra le persone partecipanti al sistema, la valuta criptata Bitcoin Cash si è divisa nelle nuove valute Bitcoin Cash ABC e Bitcoin Cash Satoshi Vision. Dopo questa scissione, nota come “hardfork”, il cliente si è ritrovato con unicamente la quota di Bitcoin Cash ABC nel suo deposito titoli. Ha quindi chiesto alla banca di accreditargli anche la sua quota di Bitcoin Cash Satoshi Vision. La banca ha sostenuto che un tale accredito non era possibile perché il suo partner di scambio Bitstamp non supportava la catena di blocchi Bitcoin Cash Satoshi Vision, ma solo quella di Bitcoin Cash ABC, quest’ultima rilevata dalla maggioranza dei partecipanti al sistema. Il cliente ha quindi chiesto alla banca di risarcirlo in euro per l’equivalente della sua quota di Bitcoin Cash Satoshi Vision del valore di circa 500 euro, in quanto egli non poteva né detenere questa quota in banca né trasferirla su un altro conto di deposito presso un fornitore terzo e quindi l’aveva effettivamente persa. La banca si è rifiutata di pagare al cliente il risarcimento chiesto. Quest’ultimo ha quindi sottoposto il caso all’Ombudsman.
Nella sua presa di posizione all’Ombudsman, la banca ha confermato la sua posizione. Si riferiva al contratto concluso con il cliente per il trading in valute criptate. In questo contratto, i clienti sono stati informati in dettaglio sui rischi associati alle valute criptate e hanno sottolineato che molte questioni relative a queste nuove valute sono ancora irrisolte. Tra l’altro, i clienti sono stati anche espressamente sensibilizzati sulle possibili conseguenze negative di un “hardfork”, come purtroppo è avvenuto nel caso specifico. Il contratto prevedeva che non sempre venissero accreditate al cliente tutte le versioni di una moneta criptata e che vi fosse il rischio che i clienti ne perdessero il valore dopo un “hardfork”. Il cliente aveva accettato queste disposizioni contrattuali, riconoscendo così che la banca non sarebbe stata sempre in grado di fornirgli nuovi gettoni creati nell’ambito di un “hardfork”. La banca non ha né la capacità né l’intenzione di fornire ai propri clienti i Bitcoin Cash Satoshi Vision Token. Non ha inoltre alcun obbligo di rendere disponibili nuovi gettoni o il loro equivalente in un’altra valuta. Secondo le informazioni in suo possesso, il suo fornitore di liquidità Bitstamp non intende sostenere Bitcoin Cash Satoshi Vision in futuro. Si rammarica di questa situazione, ma non può soddisfare le richieste del cliente per i motivi citati.
L’Ombudsman poteva ben comprendere il disappunto e la frustrazione del cliente per quanto concerne le conseguenze legate al “hardfork” della valuta criptata in cui era stato investito. Tuttavia, a suo avviso, le disposizioni contrattuali erano chiare. Si trattava probabilmente di un rischio apparentemente inerente al trading di valute criptate, chiaramente assegnato al cliente con il titolo “Rischi e allocazione del rischio”. Alla luce delle dichiarazioni della banca e di queste disposizioni contrattuali, l’Ombudsman ha ritenuto inutili ulteriori sforzi di mediazione e ha dovuto interrompere la relativa procedura senza risultato per il cliente.